Mishnà
(4) […] La scuola di Shammài dice: Si benedice sulla santità del giorno e poi si benedice sul vino; la scuola di Hillèl dice invece: Si benedice sul vino e poi si benedice sulla santità del giorno. La scuola di Shammài[1] dice: Prima si lavano le mani per il pane e poi si versa[2] il vino nel bicchiere e si beve[3]; la scuola di Hillèl dice invece: prima si versa il vino nel bicchiere e si beve e poi si lavano le mani per il pane. La scuola di Shammài dice: Dopo essersi lavate le mani per il pane, ci si asciugano le mani con un tovagliolo e lo si appoggia sulla tavola[4]; la scuola di Hillèl dice invece: Lo si appoggia sul cuscino[5] su cui si è adagiati.
Da:
Talmud babilonese, Trattato Berakhòt (Benedizioni) Tomo 1 / curatore David Gianfranco Di Segni,
Firenze, Giuntina 2017, pag. 187
[1] Riecheggia una discussione sull’ordine delle benedizioni nella santificazione del Sabato (Qiddùsh) e quindi sull’uso dei bere vino prima del pasto.
[2] Il verbo significa letteralmente mischiare/mescere. Nei tempi talmudici il vino grezzo, di sapore aspro, era mischiato con acqua… (riferimento interessante!)
[3] Secondo questa scuola si può magiare il pane dopo il Qiddùsh senza doversi lavare le mani perché si è già usciti dall’obbligo di lavarsi le mani prima di mangiare il pane.
[4] Rashi spiega che è per pulirsi le mani sporche di cibo.
[5] Sempre Rashi spiega che questa scuola ritiene che il tovagliolo debba esser posto su un cuscino e non direttamente sul tavolo.