Osservando “Rissa in Galleria”, tela dipinta da Umberto Boccioni nel 1910 e magnifico esempio del futurismo, una delle espressioni artistiche più pregnanti per qualificare il XX secolo, l’occhio del pittore pone in risalto come l’attrazione del nuovo (la luce elettrica) renda anonima la folla che accorre, innescando meccanismi di conflitto e disorientamento.
L’anonimato è un movimento di flessione dell’umanità che ha perso la consapevolezza che Dio conosce ciascun uomo per nome (Gen 3, 9) ed è una pericolosa patologia dell’anima cristiana, incompatibile con il Confessare la Fede che è invece l’atto costitutivo del riconoscimento di Cristo come unico Redentore dell’uomo e della Creazione (Rom 8, 22).
L’adesione chiara e senza ambiguità alla Fede è vitale sia per il cristiano nascosto nell’angolo più oscuro della terra, sia, a maggior ragione, per il vicario di Cristo.
L’articolo vuole essere un excursus sul termine e sul ruolo della Confessio Fidei seguendone il percorso dentro la confusione contemporanea della chiesa (e dell’anima del cristiano), nella Sacra Scrittura e nella storia cristiana,
Proclamare apertamente la Fede è in primo luogo un atto di carità nei nostri confronti perché diagnostica l’entità dell’area “anti-cristo” che alberga in ciascuno di noi e dell’impegno ascetico conseguente per mantenere la saldezza in una vita persuasa dell’unicità assoluta di Cristo.
Allo stesso tempo è anche un atto di Speranza non fondato sul sentimentalismo, ma sulla capacità di osservare il mondo attraverso i fori lasciati dai chiodi della Passione di Cristo.
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