Cento anni fa gli animi devastati dall’esperienza spaventosa della prima guerra mondiale cercavano in vari modi qualcosa a cui appoggiarsi, a molti sembrò che il comunismo sovietico potesse essere una soluzione, qualcuno andò a vedere di persona e considerò una gran fortuna quel viaggio perché se non l’avesse fatto non avrebbe mai riconosciuto se stesso.
È un po’ l’esperienza che si ricava leggendo gli ultimi documenti del ‘magistero autentico’[i] della chiesa cattolica: è intensa l’impressione che Dio ci abbia voltato le spalle a motivo degli errori (e orrori) che ci accompagnano.
La filosofia dietro a questi documenti sta trasformando la chiesa, in maniera più o meno impercettibile, in un cabaret del nulla.
Non ci si può limitare a consolarci pensando, come diceva un saggio a proposito delle poesie, che questi documenti sono come le persone: pochissimi sono autentici!
Un documento attira l’altro e lo sgomento può indurre confusione, così succede se si legge l’asciutto e preciso catechismo maggiore di Pio X:
“175. Può sbagliare la Chiesa nelle cose che ci propone a credere?
No, nelle cose che ci propone a credere, la Chiesa non può sbagliare, perché secondo la promessa di Gesù Cristo ella è perennemente assistita dallo Spirito Santo.
197. Può errare il Papa nell'ammaestrare la Chiesa?
Il Papa non può errare, ossia è infallibile nelle definizioni che riguardano la fede e i costumi.
198. Per qual motivo il Papa è infallibile?
Il Papa è infallibile per la promessa di Gesù Cristo e per la continua assistenza dello Spirito Santo.
199. Quando è che il Papa è infallibile?
Il Papa è infallibile allora soltanto che nella sua qualità di Pastore e Maestro di tutti i cristiani, in virtù della suprema sua apostolica autorità, definisce una dottrina intorno alla fede o ai costumi da tenersi da tutta la Chiesa.
201. Per qual fine Dio ha concesso al Papa il dono dell’infallibilità?
Dio ha concesso al Papa il dono dell’infallibilità affinché tutti siamo certi e sicuri della verità che la Chiesa insegna.”
Lo stesso effetto lo si coglie leggendo il ben più prolisso Catechismo della Chiesa Cattolica:
“889 Per mantenere la Chiesa nella purezza della fede trasmessa dagli Apostoli, Cristo, che è la verità, ha voluto rendere la sua Chiesa partecipe della propria infallibilità. Mediante il « senso soprannaturale della fede », il popolo di Dio « aderisce indefettibilmente alla fede », sotto la guida del Magistero vivente della Chiesa.
890 La missione del Magistero è legata al carattere definitivo dell'Alleanza che Dio in Cristo ha stretto con il suo popolo; deve salvaguardarlo dalle deviazioni e dai cedimenti, e garantirgli la possibilità oggettiva di professare senza errore l'autentica fede. Il compito pastorale del Magistero è quindi ordinato a vigilare affinché il popolo di Dio rimanga nella verità che libera. Per compiere questo servizio, Cristo ha dotato i Pastori del carisma dell'infallibilità in materia di fede e di costumi. L'esercizio di questo carisma può avere parecchie modalità.
891 « Di questa infallibilità il Romano Pontefice, capo del Collegio dei Vescovi, fruisce in virtù del suo ufficio, quando, quale supremo Pastore e Dottore di tutti i fedeli, che conferma nella fede i suoi fratelli, proclama con un atto definitivo una dottrina riguardante la fede o la morale. [...] L'infallibilità promessa alla Chiesa risiede pure nel Corpo episcopale, quando questi esercita il supremo Magistero col Successore di Pietro » soprattutto in un Concilio Ecumenico. Quando la Chiesa, mediante il suo Magistero supremo, propone qualche cosa « da credere come rivelato da Dio » e come insegnamento di Cristo, « a tali definizioni si deve aderire con l'ossequio della fede ». Tale infallibilità abbraccia l'intero deposito della rivelazione divina.
892 L'assistenza divina è inoltre data ai successori degli Apostoli, che insegnano in comunione con il Successore di Pietro, e, in modo speciale, al Vescovo di Roma, Pastore di tutta la Chiesa, quando, pur senza arrivare ad una definizione infallibile e senza pronunciarsi in « maniera definitiva », propongono, nell'esercizio del Magistero ordinario, un insegnamento che porta ad una migliore intelligenza della Rivelazione in materia di fede e di costumi. A questo insegnamento ordinario i fedeli devono « aderire col religioso ossequio dello spirito »che, pur distinguendosi dall'ossequio della fede, tuttavia ne è il prolungamento.”
L’apparente sicurezza che questi testi inducono si scontra con la realtà dell’ultimo ‘magistero autentico’ che ormai è solo più uno spettacolo per condividere un abisso di vuoto in cui, come si può osservare meditando attentamente le parole riportate nei catechismi, non è solo una questione di una persona, comporta ripercussioni ben maggiori sul complesso intero del patrimonium fidei.
Siamo precipitati nell’abisso e il rischio, quando ci si abitua a rimanere nell’abisso, è di renderci inclini a un certo annebbiamento, perché l’anima ne è prima ferita, poi devastata e infine resa indifferente, cioè condotta alla soglia della morte.
La radicalizzazione della funzione del papato di cui i catechismi sono testimonianza è avvenuta in un periodo storico in cui la Chiesa si sentiva attaccata da ogni parte, ma soprattutto sperimentava di non riuscire più a intercettare l’anima dell’uomo, non riusciva più a esprimere parole credibili e condivise.
Il grande problema dell’uomo a cui la Chiesa è chiamata a dare una speranza, indicare un insegnamento è una risposta sulla morte, l’esperienza della vulnerabilità e del transitorio.
Dopo il concilio di Trento la chiesa, diventata barocca, fece suo il teatro che serviva per esorcizzare la paura dell’effimero, ma ha pagato un prezzo elevatissimo.
Improvvisamente l’ancien régime è crollato causando un grande trauma. Invece di affrontare la realtà nuova, seppure tragica, fu avviato un’imponente processo che ha prodotto un infantilizzazione dei fedeli.
L’ateismo, una raffinata e subdola forma di esorcismo contemporaneo della morte, non è stato affrontato in modo diretto come, per esempio, suggeriva la vita sofferta di santa Teresa di Lisieux[ii], ma si è preferito optare per un vitello d’oro: un uomo che parla in nome di Dio, al posto di Dio, che offre sicurezza.
Questo vitello, oggi è così sicuro di sé che arriva al punto di considerare come ‘culturale’ il titolo di vicario di Cristo: per non assumersene l’onere e tenere, invece, ben stretto l’onore?
Il cammino del cristiano è un percorso nella notte simile a quello di tutti gli uomini, la differenza sta nella fede in Gesù Cristo unico redentore.
Viviamo in un momento di iper diffusione della Bibbia, ma sembra che non riusciamo a leggerne l’insegnamento; Mosè (Dt 3, 25-26) dopo aver guidato il popolo di Israele per quarant’anni nel deserto esprime la certezza di entrare nella Terra Promessa, ma Dio ha colto la sua mancanza di fede e ha deciso altrimenti: Mosè vedrà la Terra Promesse solo da lontano e infatti, adirato, gli risponde: “Basta! Non parlarmi mai più di quest’argomento”.
Ci siamo dimenticati che non siamo i padroni della fede, che non sta a noi cambiarla, modificarla o aggiornarla, possiamo solo mantenere lo sguardo fisso verso Cristo, perché l’anima della Chiesa consiste nella Fede, nella Speranza e nella Carità.
Per far fronte al vuoto che ci tocca attraversare, al pericolo incombente della morte dell’anima è molto umano ricorrere a espedienti.
Oggi ne spuntano ovunque: segreti mariani, accoglienza degli ultimi, creazione di una fraternità universale, perversioni economiche e sessuali nella chiesa, riproposizione di modelli di vita del passato, catene di preghiere, processioni, digiuni ecc.,
La domanda di Gesù è, però, un’altra: Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato? (Mc 10,38b).
Scegliamo gli espedienti o questa notte oscura?
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Pavel Florenskij (Ɨ 1937), prete ortodosso fucilato durante le purghe staliniane, disse una volta alla figlia che viviamo in un’epoca tanto tremenda e ognuno deve assumersi la propria responsabilità. Terminava osservando che si deve accettare che soltanto l'ascolto della parola di Dio deve sostenerci.
E’ vero che in quegli anni una chiesa parallela di sostegno al regime comunista rendeva la vita assai difficile, ma il senso dell’ortodossia era ancora diffuso e saldo; noi, al contrario, lo abbiamo demolito in questi decenni e ora siamo di fronte all’eliminazione coatta del poco rimasto.
Tutto è più arduo per noi, compreso lo stesso ascolto della parola di Dio, diventato veicolo per dottrine accattivanti che nella chiesa stanno tentando di sradicare la croce di Cristo.
Ci seducono perché sprigionano un incantesimo, come tutto ciò che inganna; del resto non si dice forse che el diablo tiene cara de conejo[iii]?
[i]Acta Apostolicae Sedis (AAS 108 [2016; 10], pp. 1071-1074)
[ii] Non a caso trasformata nella ‘Santa delle rose’.
[iii] Il demonio ha faccia d’angelo.