Caro X,
in questo tempo buio ringrazio ogni giorno la bontà di Dio che porge alla mia finestra luce e colori in ogni stagione dell’anno.
Essi sono penetrati dentro di me, sono certo che anche se divenissi cieco, gli occhi della mente sarebbero abbacinati da questo davanzale.
So bene che gli occhi del cuore possono essere spenti e per questo cerco di difendere con le unghie e con i denti i semi della Fede; per questo ho ‘incluso’ il mio cuore in una clausura strettissima.
Al mio davanzale, però, qualche parola arriva lo stesso. Una delle ultime ipsissima verba (parole autentiche) giunta fino a me è stata ‘indietrismo’.
Un neologismo di questo tipo può essere elaborato solo in un cuore per il quale il futuro è già morto.
Come sai non rimango tutto il giorno al davanzale e, prima o poi sono chiamato in causa. Tempo fa sul piazzale della chiesa un parrocchiano mi ha interrogato.
E’ un uomo tutt’altro che banale, che cerca di proteggere la purezza del suo cuore, che gli deriva dalla Fede, con la provocazione mai aggressiva che punta il centro.
Butta quasi a caso: «Gesù è risorto, certo. Ma chi può essere sicuro, chi ne ha le prove. Certo la Fede ci insegna che Cristo è risorto».
Ho avuto, lì per lì, l’impressione di essere andato a sbattere contro un muro, senza rendermene conto.
Nel tempo, però, ho imparato che quando mi manca il respiro, la migliore strategia a volte è non fare nulla, ma so come sia frustrante talvolta non far nulla, l’uomo sembra programmato per agire.
Tra gli ascoltatori presenti qualcuno si è messo a ridere, qualcuno ha abbassato gli occhi.
Credo che la mia faccia sua divenuta grigia, ma ho rimosso quelle parole. Qualche giorno dopo, uno dei presenti mi ha fermato in chiesa dicendomi che quella battuta lo aveva turbato e non riusciva a rendersi ragione della sua reazione.
Quella frase era rimasta anche in me, nonostante l’avessi censurata. Era diventata un pensiero non pensato; forse perché quelle parole, prive di un punto interrogativo che ne avrebbe attutito l’impatto, erano senza verecondia, sfrontate come una pugnalata all’anima.
Al mio interlocutore ho risposto che quella domanda era intinta in un dubbio appena percebile e in apparenza subito zittito dall’affermazione che Cristo è risorto.
L’ho ringraziato perché lui, ripensandoci e condividendo il suo timore, era riuscito a porre una certa distanza; io, invece, credendo di potermi sbarazzare di quel dubbio (senza pensarci) lo stavo tenendo in incubazione.
Cadevo nella trappola di chi aveva usato quella frase così carezzevole della nostra sensibilità.
Parole pronunciate per essere un tarlo…
Quel dubbio, presentato in un vaso di buone intenzioni, è stato sparso urbi et orbi, non è la prima volta che succede e non sarà l’ultima.
Siamo condotti per mano, battuta dopo battuta, a essere predisposti in un futuro non così lontano a rispondere anche noi: «Forse anche tu sei dei discepoli di quest'uomo?». Egli rispose: «Non lo sono» (Gv 18, 17b).
E’ una benedizione immeritata poter gioire di luci e colori alla mia finestra, ma mi raccomando alla tua preghiera perché devo essere maggiormente vigile, come ricorda san Pietro (1Pt 5, 8),
Facilmente siamo incantati da chi ammicca alle nostre fragilità riflettendoci un’immagine a nostro uso e consumo di quell’Immagine che ci redime.
Non provo consolazione guardandomi allo specchio, ma non per tutti è così.
Siamo in un’epoca in cui lo specchio è l’illusione a buon mercato e di un attimo, ma il cuore, più spesso, ne rimane sgomento, durevolmente.
tuo
Don Aldo