Caro X,
mi dispiace di non esserti stato di aiuto l’altra sera quando eravamo alla conferenza sul sinodo. La barbarie che spadroneggia in casa nostra è un effetto della dispersione della tradizione, del pressapochismo del pensiero religioso e dell’inconsistenza della nostra vita spirituale.
Tutto questo non spiega, però, la terribile purificazione che ci aspetta all’angolo della strada e verso cui siamo avviati in ordine sparso.
Sono un vecchio prete che vive a cavallo fra due mondi e finisce di essere e a disagio in entrambi. Ancorato a una chiesa che non esiste più, ma alla quale mi legano vincoli di ritegno se non di profondo amore (ma questo lo riservo per me). E poi… sono non solo privo di illusioni – lo hai capito molto bene e ti chiedo di avere pazienza - ma anche della capacità di ingannare me stesso e quindi del rischio d’ingannare gli altri.
Più ascolto, più ho l’impressione che noi cristiani in realtà ci siamo addormentati nell'ambiguità come fosse un sogno esilarante, mentre è un incubo orrido perché tutto sembra dipendere, ogni giorno di più, dall'esito di fantasie sempre più bizzarre di un uomo solo.
L'altra sera avrai notato anche tu che qualcuno cerca dove siano i grandi santi che Dio ‘deve’ far sorgere, come quelli che le pagine di storia ci raccontano essersi distinti in tempi turbolenti.
Quello là, forse; quelli lì, chissà!
Mi vien da dire che sarebbe meglio dirigere il pensiero altrove...
La nostra è l’epoca della noncuranza e la presenza di grandi santi accontenterebbe magari le nostre passioni, non la signoria di Dio.
Hanno avuto bisogno di modificare il Gloria in excelsis Deo e per questo sono convinto della presenza tra noi di invisibili uomini di buona volontà, come i pastori di Betlemme. Nessuno sa chi sono e neppure loro stessi sono consapevoli di esserlo, perché la loro santità appartiene a Dio e si esprime nella disponibilità non sbandierata a saper riconoscere la sofferenza degli altri, portandone il peso nel cuore.
E’ per amore loro che Dio non distrugge il mondo e lo trattiene nell’essere!
Noi siamo persone ordinarie e perciò il nostro compito è quello più modesto, ma altrettanto impegnativo, di camminare nella chiesa come fra due muri secchi, scrostati da un’aridità ormai antica, tentando di raccogliere e stringere l’anima come si farebbe con un indumento fradicio di sudore.
Se ci guardiamo in giro, costatiamo che ciascuno cerca di tirare al proprio tornaconto la Provvidenza di Dio (oggi va di moda dire “lo Spirito”) per legittimare le proprie azioni, salvo rimanere interdetto di fronte alle situazioni impossibili da giustificare. A me sembra che la Provvidenza consista piuttosto nel rispetto estremo che Dio mantiene verso la libertà dell’uomo.
Fino ad accettare che l’uomo possa giungere – nella chiesa e nel mondo – all’autodistruzione?
Forse!
Anche noi dovremmo rispettare la libertà di Dio con lo stesso silenzio colmo di rispetto!
Pensa poi come si potrebbe viver bene in una chiesa dove il papa considerasse come un tesoro (Jo 21, 15-18) l’impegno a testimoniare la volontà di prendere Dio così sul serio da non aver bisogno di promuovere costantemente se stesso. E così, a catena, giù giù fino ai battezzati, ai genitori, ai vescovi, ai preti …
Ho scritto molto e ti lascio. Mi piacerebbe se tu ti fermassi una volta da me. Sederci insieme in silenzio quando la sera la collina ritrova la quiete! In certi tramonti che annunciano l’autunno, sembra di scoprirsi esploratori di un giardino celato. E’ l’ora migliore, credo, per riscoprire le tracce di Gesù, cioè imparare a fare a meno di pensare al proprio nome e ritrovarsi insieme con i tanti che, seguendone le orme, sono passati senza lasciare un segno apparente, felici solo di averGli sfiorata la veste.
tuo
Don Aldo