Caro X,
Ti è capitato di leggere la lettera a James Martin sj di cui ha parlato la stampa?
Non ti nascondo un certo senso di sgomento per la vastità della menzogna che sta avanzando; per i disastri che seguiranno a queste prese di posizione che puzzano di nichilismo.
Siamo di fronte a una contraffazione della carità a scapito della verità, per non specchiarcisi dentro.
Quando si prova una forte nausea, la mente produce immagini per cercare di rifuggire ciò che sta provocando disgusto e la mia alla fine è approdata a quelle parole degli Atti degli Apostoli Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? (6, 11a).
A parte quanti battono le mani -a prescindere- perché sentono che il ‘coro’ canta sempre più forte e bisogna accodarsi, ho notato due tipi di reazioni a queste operazioni di marketing clericale.
Ci sono coloro che dicono che solo Dio ci potrà salvare. In altri tempi, ci dicono, ci sarebbero state scomuniche reciproche, antipapi, concili ecc. Ora solo l’intervento di Dio potrà salvarci.
La mia impressione, scusami se ti appaio cinico, è che sia una posizione cieca e, in definitiva, arrendevole perché si spera in un Deus ex machina che venga a restaurare una situazione (se non proprio uguale, almeno un tantino simile) a quella ante quem.
Ci sono poi coloro che si potrebbe dire che appartengono al bacino degli spiritualisti, loro non sono arrendevoli, ma stressano l’idea dell’obbedienza (perinde ad cadavera, ma con il rischio grande che il ‘cadavere’ non sia più il corpo, bensì l’anima, la sua morte) che bisogna obbedire, comunque e sempre.
Il rischio di questa posizione, che è una parte della causa che ha determinato la situazione in cui siamo impantanati oggi, è di renderci meno discepoli di Cristo e più seguaci (il che alla fine è rassicurante) delle ideologie del papa di turno.
Entrambe queste prospettive, trasversali a liberisti e tradizionalisti, hanno un elemento in comune: la paura di guardare altrove.
Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?
La salvezza non è qualcosa che ci cade sulla testa, ma una scelta responsabile, seppur oscura. Ormai sembra chiaro che non solo non possiamo più ricostruire il passato, ma stiamo rapidamente perdendo anche la sola possibilità di ripensarlo, tanto è messa a rischio la stabilità della psiche di ciascuno di noi dalle ideologie contemporanee che la chiesa fa sue, possibilmente intercettandole anche prima che il mondo le elabori.
Mi dispiace di esser urticante credo, però, sia venuto di guardare da un’altra parte perché lì, forse, nell’altrove è possibile scoprire la parte di Dio nel nostro cammino.
Caro amico, dobbiamo fare i conti con la realtà: la nostra chiesa, così amata, si sta rapidamente trasformando in una cappellania della vacuità spirituale dell’occidente radical chic.
Spostare lo sguardo non necessariamente implica il tracollo, non significa far finta di nulla e andare avanti come se tutto fosse normale, ma creare il presupposto di una rinascita.
Siamo in uno dei periodi più foschi della storia della chiesa, ma in questo potremmo trovare perfetta letizia perché le parole irragionevoli che siamo costretti ad ascoltare non sono un’occasione persa, ma un dono che ci aiuta a renderci conto che se fosse altrimenti non conosceremmo, e non ameremmo tanto, quello che amiamo.
Ogni uomo e donna che vive nel timor di Dio non dovrebbe aver paura di guardare altrove.
Non sentirti, dunque, incalzato dalle parole degli uomini di chiesa, fermati invece su quelle del Vangelo Non è qui. E' risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate (Mt, 28, 6-7a).
Amico mio, più mi inoltro negli anni più mi si chiarisce che la Chiesa è una realtà molto semplice: dove due o tre sono riuniti nel mio nome, Io sono in mezzo a loro (Mt. 18, 20).
Tutto il resto, glorioso o riprovevole che sia, è destinato a perire.
tuo
Don Aldo