Caro X,
ho visto le tue chiamate, ma sono stati giorni convulsi a causa del Motu Proprio, pieni di alto e bassi. Venerdi sera ho telefonato al vescovo che mi ha rassicurato: «non cambierà nulla». Il giorno dopo mi ha invitato in vescovado e, pur con l’imbarazzo con cui lo vedo muoversi, mi ha detto che non è possibile continuare la celebrazione della Messa, dovremo trovare un’altra chiesa e chiudere l’esperienza con rapidità. Vorrebbe fare carriera, ma una certa decenza gli è rimasta. E’ un buon bergogliano, fa di tutto per esserne una copia perfetta, ma, come dissi una volta a un prete durante la pausa di una conferenza: «gli manca del nero nell’anima». Mi ha guardato torvo il mio confratello e da quel momento gira alla larga da me. So che dice in giro che sono un nostalgico.
E’ stata una bella doccia fredda quella del vescovo e, per l’ennesima volta, mi scopro un vigliacco. Come posso fare la guerra?
Ho preso la macchina e sono salito in montagna in quella chiesina abbandonata, dove ti ho portato una volta.
Sono entrato e mi sono lasciato cadere su una sedia.
Sono stato preso da un turbine di angoscia; davanti agli occhi sono sfilati i miei 40 anni e più di Messa: quante ne ho viste nella chiesa!
Dentro di me so che sono un coniglio, che ho paura di trovarmi solo e in miseria, il sostentamento del clero è la mia camicia di forza, ma adesso non ce la faccio più.
Questo papa sta distruggendo tutto, ormai la fede non si poggia più su Cristo, ma sulle idee del papa di turno. Uno decide una cosa e il suo successore la disfà. Così non siamo più certi di nulla se non dover passare il tempo a sperare che venga un nuovo papa che cambi di nuovo tutto.
Quando sono diventato prete non vedevo quanta ideologia gira nella chiesa. Mi sono fatto prete per questo?
Credo di essermi addormentato o mi è toccato un piccolo mancamento, non riesco a ricordare. Quando sono tornato in me, il sole stava calando. Sono uscito dalla chiesetta con uno strano stato d’animo. Ho chiuso e ho guardato giù lungo la valle; mi sono tornati in mente tutti i vecchi preti che qui salivano quando questa chiesa era una parrocchia, portavano su le provviste in autunno e non ne discendevano a valle che a primavera inoltrata. Altri tempi, altri vescovi, altri papi.
Qualche volta mi hai preso in giro perché secondo te sono troppo ‘signore’, se mi avessi visto in quel momento!
Ho fatto una cosa veramente inconsueta; continuavo a guardare la valle e a un certo punto mi è venuto fuori una rabbia dolorosa e ho cominciato a gridare con tutta la mia forza: “Va... Bergoglio”.
Più volte.
Il cuore era pesante, proprio pesante, ma mi sono sentito più libero; era ora di rientrare perché il buio sarebbe arrivato all’improvviso.
Mi sono seduto e ho chiamato alcuni fedeli, quelli che so che non potranno mai essere ‘rieducati’ e ho detto loro: «non perdiamo la speranza, in qualche modo faremo».
ciao
Don Aldo